Calciatori di sinistra by Quique Peinado

Calciatori di sinistra by Quique Peinado

autore:Quique Peinado [Quique Peinado]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788867182848
editore: Red Star Press Società Cooperativa
pubblicato: 2021-03-14T23:00:00+00:00


Squatter, sciamano e portiere

«Lo spirito di un guerriero non è interessato alla vittoria o alla sconfitta. Lo spirito di un guerriero è interessato solo alla lotta, e vive ogni lotta come se fosse l’ultima battaglia sulla Terra». Chissà se a Carlos Castaneda, l’antropologo e scrittore che negli anni settanta segnò una generazione e il suo sogno di una controcultura possibile, piaceva il calcio. Non era certo se fosse nato in Brasile o in Perù, né tantomeno la sua età esatta: lui volle così. La sua opera si basa sul racconto degli insegnamenti di uno sciamano yaqui chiamato don Juan Matus, e che Castaneda diceva di aver incontrato in Arizona, dove l’indio stava cercando delle piante. Insieme a lui, finì nel deserto di Sonora per apprendere le arti mistiche dei nativi americani che popolavano la frontiera tra Messico e Stati Uniti. Tutto, in lui, fu ambiguità calcolata: sebbene assicurasse che ogni cosa che scriveva fosse autobiografica, non si poteva mettere la mano sul fuoco su niente, nemmeno sul fatto che il famoso indio don Juan esistesse davvero. Morì nel 1998 per un cancro al fegato, ma nessuno se ne accorse prima di due mesi. I suoi colleghi antropologhi (si laureò all’Università della California, e sotto il caldo sole di questo Stato visse quasi tutta la sua vita) non lo presero mai sul serio, ma una legione di seguaci con la voglia di sperimentare le droghe e la meditazione trasformarono i suoi dieci libri in best-seller tradotti in diciassette lingue. Nessuno sa, dicevamo, se a Castaneda piaceva il calcio. E forse non si rese mai conto di quanta influenza ebbe su una delle figure più straordinarie della storia di questo sport.

A migliaia di chilometri dalla California, in un posto molto più freddo e molto meno luminoso, il giovane Volker Ippig divorava la bibliografia di Carlos Castaneda. Gli anni ottanta erano appena iniziati e il ragazzo, un gigante di un metro e ottantasei centimetri, giocava in porta col Tsv Lenshan, la squadra della sua città, cento chilometri a nord di Amburgo. Leggeva di guerrieri e battaglie e della necessità di seguire il cammino indicato dal cuore, leggeva libri che lo invitavano a sperimentare sostanze sconosciute e a lavorare duramente. Parallelamente alla sua passione per la controcultura nasceva il suo impegno sociale. E nel frattempo andò a giocare col St. Pauli, il club povero di Amburgo, che lo ingaggiò per le giovanili quando aveva diciotto anni, anche se l’anno successivo era già il secondo portiere della prima squadra, in terza divisione. E lì, tutto acquistò un senso.

Volker Ippig, con la sua bionda criniera scapigliata, cominciò a impregnarsi del movimento che stava inondando di vita questo quartiere portuale e operaio di Amburgo: gli squatter. Viveva con loro e pensava come loro. Il quartiere era, e continua a essere, il quartiere rosso di Amburgo. All’inizio degli anni ottanta vi si mescolavano prostitute, lavoratori, punk, attivisti di sinistra, tossici. E poi una squadra di calcio con la maglia marrone, il St. Pauli, si trasformò nel centro di tutto.



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